“Dichiarazione dello stato di disoccupazione”

E’ stato sempre un mio difetto, quello di farmi problemi ancora prima che ci sia il modo che questi nascano. Ultimamente ho provato a cambiare e, devo dire, sono riuscita nell’intento, per lo meno, ho cercato di pensare a una cosa alla volta (il vecchio One game at a time di qualche post fa) e di non “fasciarmi la testa prima di romperla”.
E’ così che sono arrivata ad oggi piuttosto serena (con i miei alti e bassi, s’intende).

Ma in questi giorni in cui ho veramente poco da fare e, soprattutto, poco con cui tener occupata la mia testa che, ecco, comincio a farmi i problemi.
In particolare, mi riferisco alla così tanta temuta entrata nel MONDO DEL LAVORO. Temuta, giustamente direi!
Diciamo che neanche io ho le idee così chiare e limpide, ma almeno ero (sono?!) convinta di voler cercare un posto da receptionist in un hotel, per poter vedere se veramente questo lavoro può far al caso mio. Ovviamente mi sono messa alla ricerca e tadaaaaan: tutti e dico, tutti, gli annunci hanno la dicitura: CON ESPERIENZA.
Ora, io non ho esperienza di receptionist perché ho 22 anni, perché i due stage che ho fatto non li ho fatti in hotel (dato che nessuno mi ha voluto come stagista) e perché in questi anni mi sono dedicata completamente allo studio, cosa che mi ha permesso di laurearmi in tempo e con, lasciatemelo dire, sicuramente un alto voto di tutto rispetto. Non sembra proprio una descrizione di una scansafatiche, ma è proprio quello che mi sento adesso.
Innanzitutto odio starmene a poltrire tutti i giorni sapendo di dover pesare sulle spalle dei miei e che non sto dando niente in cambio, e poi odio non riuscire a fare una cosa non perché dipenda da me, ma dagli altri.
Ovviamente bisogna sempre avere un piano B, una via d’uscita (anche questa vena filosofica mi è nata ultimamente, ma quanto sono cambiata da quando ho iniziato a scrivere questo blog??). Bene il mio piano B si chiama: Progetto Leonardo, o meglio, Progetti. Sì, perché ho inviato tre domande ad altrettanti progetti, tutti inerenti al turismo e tutti per posizioni da receptionist; così che se non trovo un lavoro con un compenso, per lo meno posso fare un tirocinio con un aiuto economico.
Se però non mi prendono ahi, ahi, qui casca l’asino. Perché se non sono mai stata molto brava ad avere i piani B, figuriamoci i piani C.
Sto pensando a degli stage gratuiti, ma che cavolo, perché mai per fare esperienza devo perdere soldi (perché gli stage sono gratuiti e la maggiorparte neanche dà il rimborso spese!).

Spero vivamente che mi prendano, ma nel frattempo inizio a far ripetizioni.
Ah, per la cronaca, da lunedì faccio ufficialmente parte del 55% dei giovani italiani tra i 18 e i 30 anni che sono disoccupati. Mi sono iscritta al Centro dell’Impiego della mia zona, e sono uscita dall’ufficio con un foglio in mano che ha questa dicitura “Certificazione dello stato di disoccupazione”.
Che tristezza.
Sinceramente, non avrei mai pensato di ritrovarmi così adesso, in questa situazione. Ma cerco di non vedere completamente nero, quanto piuttosto di lasciarmi un briciolo di speranza e di buono e sano ottimismo, che mi sia d’aiuto!!!!!!!!

Ah, e ovviamente sto organizzando la mia festa di laurea. Ho chiamato già alcune delle mie amiche, almeno quelle di Verona che emozione poter dire: “Ti invito alla mia Laurea!”. Per le amiche di qui, invece, devo ancora programmare bene il giorno, onde evitare di arrivare alla domenica 24 (quando avrò l’aperi-cena con i parenti) esausta, distrutta e soprattutto senza voglia di festeggiare. Mai sia!!!!

Stay free
Kaylali

Signore e signori, ecco a voi il B&B La Valigia!

Eccomi qua, finalmente posso svelarvi su cosa ho lavorato (e continuo a lavorare) da quando sono tornata dall’Erasmus (che giustificherà anche, in parte, la mia assenza così prolungata).

La mia famiglia ha aperto un BED&BREAKFAST.

L’idea è nata molto tempo fa, ma si è concretizzata solo a giugno quando, dopo che l’inquilina che abitava nel nostro appartamento se ne è andata, l’appartamento è rimasto vuoto. Di questi tempi affittare non è gran che facile, trovare delle persone affidabili ancora meno, quindi, dopo aver convinto mio padre, l’idea del B&B si è trasformata in realtà.

A dire la verità al sito ho incominciato a lavorarci ad aprile, da quando sono tornata da Mainz, appunto, ma i documenti e le scartoffie sono iniziate solo a giugno.

Beh, che dire? Di lavoro ne abbiamo fatto tanto, anche se non può sembrare. L’appartamento è ammobiliato, sì, ma dello stretto necessario. Per far sì che gli ospiti si possano sentire coccolati abbiamo comprato di tutto e di più, anche per dare un tocco personale alla casa. Personale, mio e di mamma!

Perché il proprietario sulla carta è babbo, ma la mente e il braccio siamo io e mia mamma!

Abbiamo cercato di curare ogni piccolo particolare, dal cartellino con scritto “Camera” e “Welcome”, ai giochi per bambini, dalla colazione super ricca, alle informazioni turistiche, dal Guestbook rilegato per l’occasione, alla Valigia (anzi, lE valigie) che dà il nome al B&B. E tutto ciò che è scritto, è ovviamente tradotto in quattro lingue diverse (non che mi sia costata molta fatica, ma comunque  ore di lavoro): italiano, inglese, tedesco e francese.

Il Nome. Beh. Siamo passati da tre nomi diversi, il primo “L’Ortensia” era quello originale pensato più di 5 anni fa, quando però c’era ancora l’ortensia in giardino, ora purtroppo passata a miglior vita. L’altro era troppo legato a un oggetto che non siamo riusciti a reperire.

E poi arriva lei. Eravamo nella soffitta di mia nonna, io e mia mamma, alla ricerca di qualche oggetto antico che potesse essere riutilizzato con funzioni diverse proprio nel B&B.
La soffitta di nonna è tipo una miniera di ricordi e vecchi oggetti testimoni di vite intere. C’è da scavare per poter trovare qualche tesoro (proprio come una miniera vera e propria) ma c’è sempre qualcosa.
Quel pomeriggio stavamo cercando quando mia mamma fa: “Vedi, questa è la famosa valigia di cartone. Tua nonna e tuo nonno sono partiti con tuo zio ancora piccolo e sono emigrati in Svizzera solo con questa”.
Zac. Illuminazione: B&B LA VALIGIA.

È vero, avrei potuto mantenere di cartone, ma poi la democrazia in casa ha votato per valigia.
Ovviamente La Valigia fa da padrona e dà il benvenuto all’ingresso dell’appartamento.

Immagine

E così, eccovi spiegato il motivo della mia assenza: ero a lavoro per il nostro B&B. Che effetto che fa dirlo così, anzi, scriverlo.

Ah, e se ovviamente vorrete trascorrere un po’ di tempo nelle Marche, siete tutti i benvenuti!! La passione per la mia terra la conoscete, ormai, se posso trasmetterla anche a chi marchigiano non lo è, non può farmi altro che piacere!

Vi lascio il sito da spulciare (anche per vantarmi un po’, dopotutto l’ho fatto tutto da sola!!)

http://sites.google.com/site/beblavaligia/

Stay free

Kaylali

Se stava mejo quanno se stava peggio!

Buonasera!!
Oggi pomeriggio ho chiamato mia zia a casa, essendo sicurissima di trovarla, dato che da poco è in pensione. Invece, sorpresa! L’hanno richiamata a lavorare per imparare il mestiere a una che la sostituirà ben presto. Non solo la ragazza si lamenta di continuo, ma zia mi ha anche raccontato che si rifiuta categoricamente di fare alcuni compiti perché a lei: “l’odore del mastice dà fastidio”. Ora, hai fatto domanda d’assunzione in una fabbrica di scarpe, cosa pensavi di respirare? L’odore della crema pasticcera della torte?
Mia zia ha preso tutto con filosofia, proprio perché tanto a lei non importa, ma a me questa cosa ha fatto pensare molto.

Ogni telegiornale che guardiamo ultimamente dà notizie di giovani che non lavorano, giovani disoccupati, giovani che sono laureati ma lavorano in un posto per cui non hanno studiato, addirittura giovani laureati che però non cercano lavoro.

Spero di no, ma in quell’elenco potrei finirci anche io tra breve. E la cosa mi avvilisce, e non poco. Mi secca pensare che per trovare lavoro, o un lavoro decente, debba recarmi all’estero e non poter contare sulla mia nazione che mi dia appoggio.

Però penso anche che in Italia ci sono le possibilità di lavorare, il problema è che noi giovani siamo diventati (o lo siamo sempre stati?!) un po’ comodi, come si dice dalle mie parti.

Il lavoro lo vogliamo sotto casa, le proposte devono arrivarci per posta o per telefono, ancora meglio. La paga deve essere alta, e le ferie devono essere molte. Non bisogna stancarsi e se una cosa non la si sa fare, si alzano le mani.

Sì, insomma, siamo un po’ viziati.

E quindi penso ai miei nonni. Che a 6-7 anni sono andati nei campi, senza che nessuno insegnasse loro nulla, andavano ad arare, a zappare, a raccogliere il grano, a portare il trattore, a seminare, a portare a pascolo i buoi. Si svegliavano alle 4 della mattina. Lavoravano con il sole, la pioggia, il vento, la neve, la nebbia, l’umidità, l’afa. La paga non c’era. Quello che mangiavano lo producevano, e se andava bene riuscivano a rivenderlo.

Eppure non si lamentavano, come invece, ahimè, facciamo oggi. Erano felici, e gioivano con poco. Il pranzo della domenica era una vera festa. Sì, insomma si accontentavano di poco.

Noi oggi invece cosa facciamo? Aspettiamo che l’occasione arrivi da noi. Non smuoviamo il culetto, perdonatemi l’espressione. E se ci fosse l’occasione di lavorare, ci lamentiamo pure, perché tanto qualcosa che non va c’è sempre.

Ammiro i ragazzi e le ragazze che sono andati a lavorare la terra, che stanno imparando il mestiere dell’artigiano, del muratore, della sarta, del pizzaiolo. Sicuramente la paga non è quella di un avvocato. Sicuramente avranno le mani sporche, con i calli e sempre con la puzza di calce, di farina, di legno. Sicuramente lavoreranno tutti i giorni dell’anno, e quando gli altri saranno in vacanza, loro lavoreranno.

Ma almeno grazie a loro, una piccola percentuale di giovani che, per carità non farà nessuna notizia in nessun tg nazionale, l’Italia potrà andare avanti.
E magari arrivare ad apprezzare il lavoro che uno fa. E la vita che uno conduce. Anche se invece di prendere la macchina da 17.000€ che ci porta fino all’ufficio, dovessimo prendere un bus, con il signore vicino che quella mattina si sarà dimenticato di farsi la doccia.

Stay free

Kaylali